Marino senza speranza

Prima se ne va sarà sempre tardi

Abbiamo scritto dal primo momento che la situazione del sindaco Marino si sarebbe dimostrata a breve insostenibile e senza nemmeno bisogno di ascoltare le intercettazioni del suo capo di segreteria con Buzzi, o altre che verranno, lo avevamo invitato a dimettersi. Per compiere una scelta tanto drastica ci era bastato saperlo smentito, come avvenne immediatamente, a proposito dell’aver mai parlato o meno, con Buzzi. Purtroppo per Marino, Buzzi non passava per caso nel mondo politico romano, era uno che ci si era annidato dai tempi della giunta Veltroni e che ha avuto modo di maturare una rete capillare talmente radicata nell’amministrazione da diventare indispensabile persino alla giunta Alemanno. Anche se Marino davvero non lo avesse mai incontrato Buzzi, quello sarebbe stato in grado comunque di controllare il nuovo sindaco passo passo e di condizionarlo. Marino di questa situazione non riesce a capacitarsene e infatti ancora non si è nemmeno accorto di cosa sia successo. Salvata la sua buona fede, glielo ripetiamo un’ultima volta: prima se ne va, sarà sempre troppo tardi. Era meglio dimettersi da una posizione decorosa. Oramai, ci sembra impossibile anche questa soluzione. Ovviamente il problema non è Marino, se la capitale d’Italia si trova in una situazione tanto pietosa. Lo choc è stato tale, che uno stimato storico della politica, il professor Giovanni Belardelli, ha scritto pochi giorni fa sul “Corriere della Sera”, che almeno nei partiti della prima Repubblica non c’era chi rubava per arricchirsi personalmente. Per la verità anche a quell’epoca ci sono stati casi dubbi, ma tutti quei partiti secondo il loro diverso grado di moralità nella vita pubblica, si preoccupavano di contenere, se non di eliminare, eventuali casi di rapineria. Furono le inchieste di Mani pulite a fare un solo fascio del finanziamento illecito e della corruzione personale, non comprendendo che erano due casi diversi che andavano distinti scrupolosamente.

Roma, 11 Giugno 2015